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- DirectorLeon GastStarsMuhammad AliGeorge ForemanDon KingBoxing documentary on the 1974 world heavyweight championship bout between defending champion, George Foreman, and the underdog challenger, Muhammad Ali.Regia di Leon Gast
Premio Oscar nel 1997 come miglior documentario.
www.youtube.com/watch?v=fXlb3JyAj-4
Ricordo quella notte, avevo 10 anni, e con mio padre mettemmo la sveglia per guardare quell'incontro (credo di ricordare che in Italia fossero le 4, ma forse la mia memoria mi inganna), trasmesso in mondovisione. Cassius Clay - perchè noi l'abbiamo sempre chiamato così - era l'idolo di mio padre e di tantissimi italiani. Era forza, resistenza, coraggio e classe. Ma ancora più era il simbolo del riscatto degli uomini di colore e dei diritti civili, che aveva assunto un ruolo ancora più marcato quando, nel 1967, si era rifiutato di andare a combattere in Vietnam (gli valse 3 anni di squalifica) affermando "non ho nulla contro i Vietcong, loro non mi hanno mai chiamato negro".
Nato come documentario sul concerto di musica soul che doveva precedere l'incontro di Kinshasa tra Ali e e il campione del mondo George Foreman, la pellicola arrivò in sala dopo una gestazione lunghissima, di ben ventidue anni, ma ebbe la magia di trasformare quegli 89 minuti di film nel più straordinario ritratto del 'Più Grande atleta del secolo'.
Alla cerimonia degli Oscar del 1997 Ali fu chiamato sul palco per ricevere l'ambita statuetta. Già affetto dal Parkinson, l'ex campionissimo fece fatica a salire i gradini e a raggiungere la scena. Toccò all'eterno rivale George Foreman a quel punto aiutarlo a salire le scale, perchè i due dopo quel 30 ottobre e anni di polemiche alla fine erano diventati amici. - DirectorThierry MichelStarsMartin SpinhayerDenis Mukwege MukengereHillary ClintonWinner of the Sakharov Prize 2014, Doctor Mukwege is internationally known as the man who mends thousands of women who have been raped during the 20 years of conflicts in the East of the Democratic Republic of the Congo, one of the poorest countries on the planet, despite its extremely rich sub-soil. His endless struggle to put an end to these atrocities and denounce the impunity enjoyed by the perpetrators is not welcome. At the end of 2012, the Doctor was the target of another attempt on his life, which he miraculously survived. Threatened with death, this doctor with an exceptional destiny now lives cloistered in his hospital in Bukavu under the protection of the United Nation peacekeepers. But he is no longer alone in his struggle. The women to whom he has restored physical integrity and dignity, stand beside him, true activists for peace, hungry for justice.regia di Tierry Micheal (documentarista belga dell'Africa) e Colette Braeckman (giornalista belga esperta di Rwanda e Grandi Laghi)
IL film è la storia di Denis Mukwege , medico congolese impegnato nella cura delle donne che hanno subito violenza sessuale in Congo.
La sua storia e' divenuta famosa grazie alla biografia della Braeckman, al premio Sakarov e all'attenzione dei media.
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Sulla stessa storia del dott. Mukwege
CONGO, UN MEDECIN POUR SAUVER LES FEMMES
di Angèle Diabang
DR Congo / Senegal 2014 Blu Ray I OmE I 52 min
http://www.karoninka.com/index.php?option=com_content&view=article&id=37&Itemid=174
vedi anche il film DRY di Stephanie Linus [106' | Nigeria | 2015]
http://www.themoviedry.com/ - DirectorAlex GibneyStarsFela KutiYeni KutiFemi KutiA look at the life and music of Nigerian singer Fela Kuti.di Alex Gibney - [link]http://findingfela.com[/link]
La vita del pioniere della musica afrobeat, il nigeriano Fela Anikulapo Kuti
Presentato al Sundance e al Festival dei Popoli di Firenze
Articolo di Repubblica
distribuzione: http://facebook.com/wantedfilms - DirectorÁlvaro LongoriaStarsJavier BardemElena AnayaCarlos BardemA look at how colonization of the Western Sahara has left nearly 200,000 people living in refugee camps.
- DirectorAndy JonesStarsIddi FarhanMaryam HamdaniNasra HilalA portrait of Bi Kidude, a living legend on her home island of Zanzibar. She has beguiled audiences around the world on her wide and varied travels.Film Ceco sulla vita di Bi Kidude leggendaria cantante di Zanzibar
Esiste un altro film su questo personaggio ed è uscito allo ZIFF del 2015
Si chiama I Shot Bi Kidude ed il regista è Andy Jones on +44 7960 393785: andy@radiofilm.co.uk
http://www.screenstation.net/bi-kidude/ - DirectorGöran Hugo OlssonStarsLauryn HillKati OutinenGayatri Chakravorty SpivakThe most daring moments in the struggle for liberation from colonial rule.concerning violence
di Göran Olsson. Con Lauryn Hill Doc 2014 | 85' | Sve, Fin, Dan, USA
Happiness Distribution
I dannati della terra di Frantz Fanon è un testo fondamentale della lotta anticoloniale. Il documentario di Göran Hugo Olsson ne propone una rilettura attraverso il montaggio di filmati d’archivio sui movimenti di liberazione africani. Scandito dalla voce della cantante e attivista Lauryn Hill, e con una prefazione della studiosa postcoloniale Gayatri Chakravorty Spivak, il film solleva questioni scottanti sulla violenza e l’oppressione nei rapporti tra Europa e Africa, di grande attualità anche a cinquant’anni dalla pubblicazione del testo di Fanon.
9 scende di autodifesa imperialistica. Questo è il sottotitolo di Concerning Violence, film-saggio di solida struttura concettuale, destinato a scuotere le platee. Modellato su "I dannati della terra" di Frantz Fanon (pubblicato nel 1961, subito censurato, riproposto da noi da Einaudi nel 2007), riflessione anticolonialista e preveggente, che coniò la locuzione "Terzo Mondo" ponendosi tra i testi di riferimento per il pensiero africano. Con un'operazione analoga al precedente The Black Power Mixtape 1967-1975 (2011) Olsson recupera e riassembla materiali d'archivio inediti girati dalla tv pubblica svedese tra gli anni '60 e '70 (con un breve inserto dell'87 in Burkina Faso), approfondendo la ricerca sull'apartheid e i processi di emancipazione politica nera.
Nove capitoli che teorizzano gli esiti del colonialismo bianco in Africa e i conseguenti movimenti nazionali di liberazione. Un repertorio iconico, a tratti intollerabile, di una storia sanguinaria: la guerriglia in Angola, la testimonianza di un intellettuale torturato in carcere in Rhodesia/Zimbabwe e le dichiarazioni razziste di un colono bianco, le zone militarizzate, la repressione di uno sciopero in una fabbrica svedese in Liberia; la fede di missionari cattolici svedesi in Tanzania; scene di contesti ricreativi bianchi miste a immagini atroci di distruzione e mutilazione nella guerre di liberazione del Mozambico e Guinea-Bissau.
Il tema è la relazione tra colonizzatore e colonizzato, nella consapevolezza che la decolonizzazione non può darsi senza violenza, anche se Fanon (morto nel '61, poco dopo la pubblicazione del suo saggio) non la legittima. Il suo linguaggio è preciso, attualissimo, e si attaglia in modo sorprendente, mutatis mutandis, al contesto neoimperialista dei giorni nostri. L'epilogo è un deciso appello alla consapevolezza dei compagni neri, a che si adoperino per formare «un nuovo essere umano» e un'aperta accusa all'ipocrisia europea nel nascondere i crimini perpetrati. Un ragionamento storico e psicologico coerente interagisce in modo dialettico, mai didascalico, con un 16mm denso e introvabile, disintegrando in 85 secchissimi minuti ogni futura applicazione del "politicamente corretto".
La narrazione ferma e rabbiosa della Hill e un dissonante tema sonoro contemporaneo danno il tocco decisivo, in questo lucidissimo invito all'autodeterminazione e liberazione di sé. Cinema politico, radicale, al massimo grado di purezza. - DirectorNathalie BorgersChiedere a Verona o Firenze (Futurafrika)
Suzanne naque nella colonia Ruanda-Urundi da madre ruandese e padre belga, il quale recise ogni legame con le sue radici.
«Suzanne aveva quattro anni quando lasciò il Ruanda-Urundi. Durante quel viaggio “diventò orfana e belga”: il padre le raccontò che sua madre era morta.»
La regista belga Nathalie Borgers racconta la storia di Suzanne, di cui è nipote, nel documentario “Bons baisers de la colonie” (Tanti baci dalla colonia) vent’anni dopo aver scoperto della zia in occasione di una riunione di famiglia.
«Superato almeno in parte in questa famiglia, il tabù continua a pesare sul paese. Nei programmi scolastici la questione coloniale è trattata in modo marginale e acritico. “I belgi che sono stati in Africa rimangono molto nostalgici”, ammette Nathalie. Un sentimento evocato con disinvolta ironia nel nome di un celebre programma televisivo, Tout ça (ne nous rendra pas le Congo), a cui il rapper belga di origine congolese Baloji ha risposto con un brano intitolato “Tout ceci ne vous rendra pas le Congo”.»
http://www.internazionale.it/opinione/francesca-spinelli/2014/11/13/tanti-baci-dalla-colonia - DirectorSamba GadjigoJason SilvermanStarsMbissine Thérèse DiopOusmane SembeneMeet Ousmane Sembene, the African freedom fighter who used stories as his weapon.regia di Samba GadjigoJason Silverman
U.S.A./Senegal (88 min) - Galleceddo@gmail.com
English with French/Wolof, with English subtitles
Sundance 2015
il documentario dedicato da Samba Gadjigo all’anziano degli anziani Sembene Ousmane, che ha attraversato da protagonista – talvolta ingombrante, ma sempre sorprendente – l’intera storia fino al passato anche prossimo del “cinema africano”, partendo da un umile villaggio della Casamance e passando per il porto di Marsiglia e lo Studio Gorki di Mosca - DirectorSouleymane CisséStarsOusmane Sembene
- DirectorFiona Lloyd-DaviesIn a corner of Eastern Congo one woman puts herself at risk everyday to help thousands of Congolese rape survivors embark on a journey of healing. Seeds of Hope tells the story of Masika, herself the victim of multiple rapes, who runs a centre that helps other rape survivors and children born from rape come to terms with what they have lived through. The women and children farm a small patch of land together that provides them with an income, a sense of stability and a form of therapy. However, the battle against endemic rape is far from over. Filmed over two years, Seeds of Hope takes us deep into the lives of women and children rarely seen.di Fiona Lloyd-Davies
http://www.seedsofhopefilm.co.uk/
presentato l'anno scorso a "un film per la Pace" a Gorizia
Documentario sulla violenza sessuale in RdC - DirectorCecilia ZoppellettoKinshasa, "Kin la Belle" is a city of 10 million people without a single cinema theatre. "La Belle At the Movies" documents the disappearance of Kinshasa's entire cinema industry over the past decade through interviews with filmmakers, cinema owners and government officials and powerful poetic imagery of a city and a population, nostalgic for the magic and the social tissue cinema once provided. The story of a city, the apartheid era, neo-colonialism under Mobutu and the censorship of certain preachers unfold through this narration of the fate of Kinshasa's cinemas. At the same time, "La Belle" celebrates the Kinshasa cowboys who found their identity in the Spaghetti Westerns of the 1960s and the vibrant commitment of many Kinshasans today to the memory and future of the cinema industry. Carefully documented, lyric in its imagery, "La Belle at the Movies" is a testimony of a moment in time where the film industry feels orphaned but lives in hope for a brighter future.di Cecilia Zoppelletto (https://twitter.com/CeciliaZop - https://www.facebook.com/cecilia.zoppelletto)
Kinshasa, capitale della Repubblica Democratica del Congo: 10 milioni di abitanti, nessun cinema e nessuna industria cinematografica. È la scioccante situazione documentata dalla giovane regista Cecilia Zoppelletto nel suo docu-film d’esordio La Belle at the Movies. Kinshasa è oggi una città priva del medium del cinema tramite il quale guardarsi allo specchio e poter osservare il volto del mondo fuori dai propri confini.
Imagine living without cinema? DRC’s capital Kinshasa is a city of 10 million people without a single cinema theatre. This intriguing documentary charts the disappearance over the past decade of the city’s entire film industry through interviews with filmmakers, cinema owners and government officials. The result is a powerful and poetic image of a city and a population nostalgic for the magic and social tissue that cinema once provided. At the same time, La Belle celebrates the Kinshasa cowboys who found their identity in the Spaghetti Westerns of the 1960s, and the vibrant commitment of many Kinshasans today to the memory and future of their cinema.
Director: Cecilia Zoppelletto Country: UK Year: 2015 Running time: 66 mins Colour: Colour Language: French with English subtitles - DirectorKeren ShayoSwedish-Eritrean radio host Meron Estefanos produces her weekly program at home in Stockholm where she broadcast, devoted entirely to the hundreds of Eritrean refugees held hostage in the Egyptian Sinai Desert. The Bedouins kidnap Eritreans making their way to Israel and demand large ransoms from their families. We follow Meron in her attempts to turn the tide by calling the hostages and kidnappers alike during her radio show. The film focuses on the stories of two hostages: A) Hiriyti was pregnant when she got kidnapped. We hear the young woman talking with her husband Amaniel in Tel Aviv, who is doing everything he can to free his wife and their baby from the torture camp. B) The ransom for 20-year-old Timnit has been paid, but her brother haven't heard anything from her since her flight to the Egyptian-Israeli border. The battle for Hiriyti's release and the search for Timnit takes Meron to Sinai. There, she stumbles on the marks left by the many atrocities.
- DirectorChristophe CupelinStarsBlaise CompaoréThomas SankaraA portrait comprised of material from the archives of Thomas Sankara, president of Burkina Faso from 1983 until his assassination in 1987. Through his desire to liberate his country and transform his fellow citizens' way of thinking by questioning the world order and challenging the authority of those with power at that time, he made a mark on both African and world history.
- DirectorTeboho EdkinsFollows four teenagers over the course of two years as they grow up deep in the southern African mountain kingdom of Lesotho. Very little happens in the village of Ha Sekake, but from their perspective, a lot is at stake.di Teboho Edkins (Sudafrica/Germania/Lesotho | 2015 | 63')
Production/distribution : STEPS (Cape Town, Afrique du Sud)
http://www.steps.co.za/blog/coming-of-age/
don@steps.co.za (Don Edinks) E-Mail: info@steps.co.za
il regista è USA , nato nell'80
Teboho Edkins: Mobil: +49 157 775 862 89
Scelto alla Berlinale del 2016
http://trentofestival.it/archivio/2015/coming-of-age/
Una amicizia profonda lega Lefa e Senate, due ragazze native di Ha Sekake, un minuscolo paese sulle montagne sudafricane del Regno del Lesotho in Sud Africa. Un giorno però Senate deve partire per andare in città a studiare e anche Lefa, superata la tristezza per la partenza dell’amica, dovrà a sua volta decidere cosa fare della propria vita. La breve estate della giovinezza volge al termine ed è già ora di varcare le porte del mondo degli adulti.
Coming of Age follows four teenagers as they grow up in the southern African mountain of Lesotho. Lefa, who wears her heart on her sleeve, sees her world fall apart when her best friend, Senate, leaves the village. She too must decide whether to stay or leave in search of a better education. Retabile takes care of the family’s livestock with the help of his younger brother, Mosaku. This summer will mark his passage to adulthood, a rite he celebrates with his peers. The summer of youth is quickly over, doors into adulthood open and close.
http://www.steps.co.za/blog/coming-of-age/
Non succedono molte cose nel villaggio di Ha Sekake, ma, dal loro punto di vista, molto sta per succedere.
Lefa che parla sempre con il cuore in mano, vede il suo mondo crollare quando la sua migliore amica Senate lascia il villaggio.
Anche lei dovrà decidere se restare o partire in cerca di una migliore prospettiva di vita.
Retabile si prende cura del greggie di famiglia al pascolo per otto mesi all'anno.
L'aiuta il suo fratellino Mosaku che osserva Retabile affrontare i riti di passaggio che segneranno l'ingresso nell'età adulta.
The summer of youth is quickly over, doors into adulthood open and close. - DirectorJohanna SchwartzStarsAliou TouréOumar TouréGarba TouréIn 2012, jihadists took control of Northern Mali, imposing one of the harshest interpretations of sharia law in recent years and, crucially for Mali, banning music. Radio stations were destroyed, instruments were burned and overnight, Mali's musicians were forced into hiding or exile where many remain even now. Follow these musicians as they fight to keep music alive. Featuring rare footage of the jihadists, a glimpse at life in refugee camps and the perilous journeys home to war-ravaged cities, THEY WILL HAVE TO KILL US FIRST is a tale of courage in the face of conflict as Malian musicians refuse to give up the fight for their right to sing.They Will Have To Kill Us First (Mali | 105' | 2016) [Piero]
di Johanna Schwartz
They Will Have To Kill Us First: Malian music in exile is a feature-length documentary following musicians in Mali in the wake of a jihadist takeover and subsequent banning of music. Music, one of the most important forms of communication in Mali, disappeared overnight in 2012 when Islamic extremists groups rose up to capture an area the size of the UK and France combined. But rather than lay down their instruments, Mali’s musicians fought back. Declared “Essential viewing” (Dazed & Confused), and “A gripping, powerful documentary” (Indiewire), They Will Have to Kill us First screens in UK cinemas October 2015. - DirectorHajooj KukaThe story of the people of the Blue Nile and Nuba Mountains in Sudan, showing how they deal with civil war. Traditionally music has always been part of daily life in these areas, but now, it has a new role in a society challenge by war.Beats of the Antonov (Sudan | 2015 | 56' - 68') [Piero]
di Hajooj Kuka
POV (Point Of View DOC) POV Communications: 212-989-7425. Alternate contact: 206-790-8697.
Cathy Fisher, cfisher@pov.org; Brian Geldin bgeldin@pov.org
Sudan has been in an almost constant state of civil war since it achieved independence in 1956, and it split into a pair of sovereign states in 2011. On the border between the two, Russian-made Antonov planes indiscriminately drop bombs on settlements in the Nuba Mountains below. Yet, incredibly, the people of the Blue Nile respond to adversity with music, singing and dancing to celebrate their survival. Beats of the Antonov explores how music binds a community together, offering hope and a common identity for refugees engaged in a fierce battle to protect cultural traditions and heritage from those trying to obliterate them. Winner, Grolsch People's Choice Documentary Award, 2014 Toronto International Film Festival. - DirectorAlfie NzeA 25-year obsession to uncover the link between two stories of European brutality in Nigeria. A difficult journey in search of information, hidden truths and mysterious visions separated by nearly a century of history.Devil comes to Koko (Ita, Nigeria | 2015 | 48') [Piero]
di Alfie Nze
produzione: Alfie Nze, Chiara Ligi e Fabrica;
Facebook: devilcomestokoko
FCAAAL 26. DEVIL COMES TO KOKO
di Alfie Nze
Dono del governo italiano
La storia dei rapporti fra Italia e Africa è piena di pagine oscure e di dossier ancora tragicamente aperti, come quello che riguarda l’omicidio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, che è tornato di attualità in questi giorni. Devil Comes to Koko, mediometraggio d’esordio di Alfie Nze, 44enne nigeriano da molti anni in Italia e attivo come regista, autore e attore, a cavallo fra teatro, cinema e fiction, illumina su un episodio che ha molti elementi in comune con il contesto che ha prodotto la liquidazione barbara dei due giornalisti e che ancora una volta chiama in causa il nostro Paese, visto che in gioco è il traffico di rifiuti tossici verso un paese terzo del Sud globale, stavolta la Nigeria, nel 1987. Ossessionato da questa storia, avvenuta quando era un adolescente, Nze ne ha ricostruito le vicende puntigliosamente, mettendole in relazione con un altro evento storico accaduto cento anni prima e che vide protagonista di una resistenza anticoloniale fiera ancorché vana un capo villaggio di Koko. Il risultato è un interessante ibrido fra documentario e finzione mediata dal teatro, che apre una possibile via nuova nella produzione del cinema migrante italiano.
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Koko, Delta State, Nigeria meridionale, 1987. Una nave sbarca nel piccolo porto fluviale della cittadina e comincia a sbarcare il suo contenuto di veleni. Diecimila fusti contenenti 3500 tonnellate di rifiuti tossici, industriali e farmaceutici, provenienti da Pisa vengono stoccati e interrati in un terreno della zona. Apparentemente la documentazione è in ordine: gli armatori hanno il consenso del proprietario delle terre, erede degli Olunu, la famiglia più importante della zona, con tanto di parere sull’impatto ambientale dell’operazione e su alcuni bidoni compare persino la scritta “dono del governo italiano”. A seguito della denuncia di due studenti nigeriani in italia e di un’azione eclatante compiuta da un deputato dell’epoca, Enrico Falqui, con la complicità di Rachele Gonnelli, giornalista Rai, il deposito viene filmato e il caso arriva all’opinione pubblica. Dopo una lunga trattativa con il governo nigeriano, il carico e tonnellate di terra contaminata vengono caricati su due navi, la Karin B e la Deepsea Carrier, e rispediti in Italia. Tuttavia, le immagini che Nze realizza con una piccola troupe locale in Nigeria a Koko ci restituiscono una realtà spettrale, a quasi trent’anni dal tragico evento.
Il sito della discarica, dichiarato zona off limits dal governo, è una radura dove cresce un erba marrone scuro. Nze e l’operatore rischiano di essere scacciati in malomodo da un custode e faticano a spiegare che il loro scopo è proprio fare luce su questa storia dimenticata, che ha rovinato per sempre l’ecosistema e l’economia di tutta la zona, che viveva di pesca sul fiume e di commerci. L’erede e attuale proprietario del terreno racconta che il suo parente che seguì e autorizzò lo stoccaggio dei rifiuti morì poco dopo la restituzione dei fusti, malato ed esaurito a causa delle pressioni subite: la compagnia che gestì il traffico così come il governo dopo avevano promesso risarcimenti e lavori di bonifica dell’area ma nulla è successo e la cittadinanza ha rifiutato di evacuare, ancora inconsapevole dei rischi a cui si stava esponendo e che pure presto cominciarono a produrre un aumento dei casi di aborti spontanei e tumori.
Ma a Koko Nze viene a sapere di un’altra storia, più vecchia di cento anni, che vide protagonista uno dei patriarchi della stessa famiglia, Chief Nanna Olunu: l’uomo, nonostante la manifesta inferiorità dei suoi mezzi, osò sfidare l’esercito coloniale britannico invasore e fu esiliato a vita e una statua è stata eretta in suo onore. Di ritorno a Milano, nello spazio molto suggestivo del Macao, il regista allestisce uno spettacolo teatrale, nel quale sovrappone questi due episodi di sopraffazione, coloniale e neocoloniale, subite dallo stesso villaggio a distanza di un secolo, e chiama una raccolta un cast multiculturale in cui fa spicco, nel ruolo del capo Oba, l’ivoriano Rufin Doh Zeyenouin, con un background teatrale di tutto rispetto - in questi mesi è sulle scene in Bianco e nero di Cormin McCarthy - e apparizioni recenti in commedie di successo come Quo vado? e Noi e la Giulia.
La genesi di Devil Comes to Koko è stata piuttosto lunga e travagliata, nonostante il regista abbia ricevuto nel 2013 quindicimila euro del Premio Mutti, che gli hanno consentito di sostenere le spese vive delle riprese. Nell’estate 2015 è stata varata una campagna di crowdfunding su Indiegogo che però non ha raggiunto i risultati sperati. L’intervento decisivo di Fabrica ha consentito di ultimare la postproduzione, e il film è stato presentato in anteprima mondiale al Mudec di Milano, nel dicembre dello scorso anno. Il film risente in parte delle ristrettezze produttive, complicate da una serie di vicissitudini che hanno compresso i tempi di riprese al Macao e hanno visto l’avvicendarsi un po’ caotico di interpreti della rappresentazione, con l’inserimento di qualche figura attoriale non del tutto all’altezza, anche se nell’economia di questo blocco rimangono alcune intuizioni di grande impatto come l’associazione simbolica fra la mela e la promessa gravida di inganno che ha messo in ginocchio tante Koko sullo scacchiere africano.
Per tutti questi motivi, Devil viene a configurarsi come un acerbo ma sentito cahiers di appunti per un film da farsi, con un’eco forse involontaria dell’approccio pasoliniano al cinema del reale. Molto fertile risulta tuttavia questa commistione fra travelogue, film inchiesta e teatro filmato, che non ha precedenti nel panorama contemporaneo, se si eccettua per certi versi Va’ pensiero di Dagmawi Yimer, che tuttavia riguardava vicende temporalmente più vicine a noi, oltre avere una quadratura espressiva di altra solidità. C’è di che salutare l’avvento di una nuova figura nel panorama autoriale del cinema italiano migrante, portatore di uno sguardo transmediale e di un mix di competenze piuttosto originale.
Rimane, al di là di tutto, la percezione che il libro nero sui crimini dell’Italia e delle altre ex-potenze coloniali in Africa, che trova qui un nuovo capitolo, rimanga tutto da scrivere. Lo stesso nesso che Nze istituisce tra conquista coloniale in senso stretto e utilizzo spregiudicato del continente come discarica dei rifiuti industriali dell’Europa potrebbe essere illustrato verosimilmente da diversi altri episodi, in Somalia e non solo, la cui stessa mappatura è di là da essere intrapresa. Probabilmente solo l’ostinazione di altri studiosi, cineasti e attivisti di prima e seconda generazione potrà rendere possibile la lenta messa in opera in un cantiere di controstoria tanto necessario quanto scomodo agli occhi di chi in Italia e in Europa continua a disegnare un futuro per l’Africa di sudditanza politica ed economica irredimibile, ignorando i costi umani ed economici immensi di questa strategia scellerata. - DirectorRama ThiawOld men who brutally and relentlessly cling on to their roles as heads of state have become colossally negative images in many countries of Africa, including Senegal. When President Abdoulaye Wade wanted to run for office yet again in 2011, a resistance movement formed on the streets. Shortly afterwards, a group of school friends, including rappers Thiat and Kilifeu, set up "Y'en a marre" ("We Are Fed Up"), with filmmaker Rama Thiaw soon coming on board to start documenting events - meetings, campaigns, arrests, concerts, states of exhaustion, trips - from an "insider" perspective.
- DirectorMahamat-Saleh HarounStarsHissène HabréMahamat-Saleh HarounIn 2013 former Chadian dictator Hissein Habré's arrest in Senegal marked the end of a long combat for the survivors of his regime . Accompanied by the Chairman of the Association of the Victims, Mahamat Saleh Haroun goes to meet those who survived this tragedy.
- DirectorDaniel VernonStarsIdris ElbaIn 2013, Idris Elba produced and released "Idris Elba presents Mi Mandela", an album inspired by his time researching and portraying Nelson Mandela in the film "Mandela: Long Walk to Freedom". The musical culture of South Africa was a great influence to him, both present day and historically, and connecting to the music Mr. Mandela would have listened to throughout his life was a great aid in Elba's preparation for the role. Arrangements were made to record the album in South Africa and Mali at the end of 2013. Sadly, just before Elba left, his father, Winston, passed away. While working simultaneously on the album and promoting his film, Elba had BAFTA award-winning director Daniel Vernon document his movements. "Mandela, My Dad and Me" not only documents one man's struggle in producing his first album, but also his emotional quest to pay a fitting tribute to two inspirational men.
- DirectorRobin HunzingerStarsAya HunzingerTimothée HunzingerIt's departure time. Eight- year-old Timothée the little half-blood, is getting ready to take the plane to Africa... Although on his mother's side the family is from this continent, he knows it only through tales of witches and elephants. He travels there with his 31-year-old mother Aya. She's taking him with her to Ivory Coast despite the ongoing war because she wants to visit her father's grave and reestablish contact with her family. Robin, Timothée's father and Aya's husband, films them on their long initiatory Journey to the land of the family ancestors during which mother and son both experience moments of belonging and moments of alienation.
- DirectorRehad Desai34 miners were killed in South Africa in 2012. A police cover-up was suspected.
- DirectorMads EllesøeStarsThomas OdukaiYoweri MuseveniSean McFateThe privatization of war has become big business. Cheap, outsourced labor is hired from the poorest countries. With US Department of Defense money, some private companies hire former child soldiers, despite an industry code of conduct.
http://www.madsmedia.dk/childsoldier
by Mads Ellesøe
Plus Pictures & Danish Broadcasting Corporation
60 min - 2016
his film reveals how private military companies hire the cheapest possible soldiers and labour. In armed conflicts large parts of both the logistics and the actual combatants have been outsourced to private companies who want to maximize profit. As a result cheap labour is hired from the poorest parts of the world. The gravest example of which is the employment of former child soldiers. - DirectorTheresa Traoré DahlbergStarsChantal NiessougouBintou KonatéMouniratou SédogoA group of young women from the outskirts of Ouagadougou, the capital of Burkina Faso, meet at the feminist education centre to study to become car mechanics. Ouaga Girls is a poetic coming-of-age story of sisterhood, life choices, and the strife of finding your own path.di Theresa Traore Dahlberg (nata nell'83) e residente in Svezia
DOC | 2017 | 83 min | French, More | English, Swedish subtitles |
http://momentofilm.se/films/ouaga-girls/
A group of young women from Ouagadougou study at a girl school to become auto mechanics. The classmates become their port of safety, joy and sisterhood, all while they are going through the life changing transition into becoming adults in a country boiling with political changes.
- DirectorMilo RauStarsSylvestre BisimwaJean-Louis GilissenVénantie Bisimwa Nabintu20 years of atrocities due to greed claimed the lives of over 6 million people in Congo. Milo Rau collects details from survivors and perpetrators. 3 trials were heard exposing one of the most horrific cases of inhumanity in world history.http://www.the-congo-tribunal.com/
di Milo Rau
(2017 - 100')
FruitMarket e langFilm
vincafilm.ch/fr/catalogue/34-das-kongo-tribunal/
UN FILM-TEATRO PER LA VERITÀ E LA GIUSTIZIA, UN TRIBUNALE FITTIZIO, MA SERIO:
“I problemi dei congolesi sono i problemi di tutta la famiglia umana. Presto o tardi tutti saremo giudicati dal tribunale della storia per quello che abbiamo o non abbiamo fatto per risolverli”.
Così ha concluso la conferenza stampa Jean-Luis Gilissen, presidente per tre giorni del “tribunale” (senza valore legale) che ha esaminato la situazione in cui versa l'est della Repubblica Democratica del Congo (RDC) da più di 20 anni.
Dal 29 al 31 maggio 2014 il teatro del collegio Alfajiri di Bukavu, capoluogo del Sud-Kivu, nell’est della RDC, ha ospitato la prima sessione di “Le tribunal sur le Congo - Das Kongo tribunal” un progetto dell'IIPM (Internation Institut of Political Murder) che, dopo la seconda sessione di Berlino (26-28 giugno 2015), diventerà un film-documentario la cui uscita è prevista per ottobre 2016.
Il promotore Milo Rau è un sociologo e cineasta svizzero e i membri della sua giovane équipe, sono francesi e tedeschi. Si è ispirato al tribunale Russel-Sartre che nel 1966 aveva evocato i crimini commessi durante la guerra del Vietnam.
Secondo la sua visione è necessario diventare parte attiva di quello che sta accadendo: “Credo che sia necessario diventare un attore. Quando più tardi mi si domanderà: tu cosa facevi mentre sei milioni di persone morivano in Congo? Non voglio dover rispondere che ero a Parigi e stavo de-costruendo un romanzo di Michel Houellebecq. Ogni persona che abbia un minimo di decenza morale deve essere attiva, deve coinvolgersi. L'economia globalizzata esige un'arte impegnata globalizzata”.
Per tre giorni un vero e proprio tribunale, ma con valore simbolico e morale, ha interrogato oltre 30 testimoni e ha investigato su tre casi concreti che ne rappresentano centinaia d'altri: la miniera di Bisie, una miniera di cassiterite (minerale indispensabile per l'elettronica; la miniera d'oro di Luwhindja, in concessione alla Società canadese BANRO e il massacro di 35 civili avvenuto a Mutarule nel giugno 2014.
I membri del tribunale, congolesi e di altre nazionalità, avvocati esperti in diritti umani e persone competenti sulla situazione del Congo, hanno interrogato un gruppo di testimoni coinvolti a vario titolo nelle tre situazioni: minatori, ex-lavoratori delle imprese estrattive, rappresentanti dell'ONU, del governo regionale, della società civile... Alcuni testimoni, per ragioni di sicurezza, si sono presentati coperti integralmente da un burka e con la voce contraffatta.
Dopo la sessione di Berlino il tribunale completerà il quadro delle implicazioni di attori nazionali e internazionali in queste guerre a ripetizione che in vent’anni hanno fatto almeno otto milioni di morti:
imprese multinazionali di sfruttamento minerario e materie prime, Unione Europea, Nazioni Unite, Cina, attori politici ed economici locali.